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Siamo tutti legittimati.

In tempi non sospetti, qualche anno fa, sotto un video di una ragazzina che ne bullizzava un'altra, in maniera violenta, trovai una serie di commenti orribili.
Adulti e genitori che si scagliavano con pari violenza sulla ragazzina bulla.
Fu allora che presi coscienza dei tanti forcaioli, giustizieri, ignoranti e arroganti. O almeno credevo: in realtà ne sottostimai la quantità e la gravità.

Le persone ragionevoli, quelle che comprendevano il disagio che c'era nella bulla, non si mostrarono, me compreso, lasciando che il pensiero forcaiolo, giustiziere, ignorante e arrogante, proliferasse.
Lasciando che quel seme di violenza crescesse.
Lasciando le persone ragionevoli in minoranza.
Non che prima non lo fossero, in minoranza, semplicemente la violenza come punizione non era legittimata in maniera così esplicita: un genitore che avesse dichiarato di voler riempire di botte la propria figlia non sarebbe stato socialmente accettato.
Un genitore così, probabilmente, avrebbe cresciuto una figlia bulla, almeno nella forma mentis.

I social, lo sharing globalizzato, internet in generale, ha permesso l'autolegittimazione. Cercandosi e trovandosi, sono cresciuti nella forza e nella consapevolezza di essere approvati.

E hanno fatto il danno.

Messi insieme hanno cresciuto un governo bullo, sguaiato, violento, ignorante.
Da qui il corto circuito autoreferenziale, dove il figlio, divenuto genitore, legittima la violenza dei propri figli, i quali crescono con un modello violento, credendo sia l'unica strada o, peggio, che sia quella giusta.

Mentre le persone ragionevoli hanno cresciuto un'opposizione timida, al limite dell'inesistente e, purtroppo, anch'essa autoreferenziale.
Un'opposizione che parla a sé stessa e che si indigna fra sé e sé.

Infine siamo molto più colpevoli di quel che crediamo.
Siamo colpevoli di apologia di reato: non abbiamo fatto nulla per evitare che accadesse ciò che è accaduto.

Naturalmente, sempre secondo me.

E sempre che mi sia ancora permesso dirlo.

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