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I Want To Believe

Mi sono ritrovato spesso a riflettere sul condizionamento che alcune peculiarità umane hanno avuto sulla nostra evoluzione. Evoluzione intesa come cambiamento, non necessariamente come crescita.
In particolare mi sono chiesto come sarebbe l'essere umano se alcuni parametri fossero stati modificati.
Naturalmente non ho una risposta scientifica o precisa, rimango nel campo delle ipotesi, peraltro tutte mie, perciò questa riflessione rimane una speculazione fine a se stessa.
Tant'è: provo ad immaginare l'essere umano cieco e con un lessico diverso.

Cieco perché la vista è l'inganno più sofisticato, lo schermo più potente, l'illusione più grande e il più grande induttore di preconcetti.
Non ci sarebbe soltanto una eguaglianza totale, senza vista, ma con gli altri sensi amplificati, ci sarebbe una conoscenza profonda del prossimo in minor tempo.
Accadrebbe quel che succede quando ci leghiamo a delle persone e vediamo la loro sostanza, smettendo di vederle per come appaiono, saltando il passaggio del giudizio visivo che è insito in ognuno di noi. Più o meno.
Naturalmente avremmo anche un lessico diverso, alcune definizioni non esisterebbero, alcune distinzioni sarebbero sostituite da altre. Banalmente il colore della pelle o dei capelli non esisterebbe.

Ma invece siamo dotati di vista, almeno il modello standard, e facilmente consideriamo i non vedenti diversamente abili.
Diversamente abili.
Diversamente abili è una correzione di un lessico sbagliato che mantiene in sé l'errore. Fosse solo perché tuteliamo da termini o parole che potrebbero ferire trattando diversamente il modello standard dal modello diversamente abile. Ma è ancora un altro discorso.

Siamo dotati di vista, dicevo.
Ma se nella creazione del linguaggio avessimo intrapreso una strada diversa avremmo potuto compensare gli errori dell'occhio.

Immaginate se non avessimo mai inventato lessicalmente la differenza fra uomo e donna: se quelle differenze che vediamo le avessimo codificate solo per identificare una terza persona nell'ambito di un discorso. Come un nome proprio, più lungo, più ricco di particolari: persona alta, bionda, con la pelle scura e il seno (mi piace immaginare che se fosse tedesco il suo nome sarebbe Groblond Hautbrusten).
Probabilmente ne avrebbero risentito anche la nostra sessualità e i nostri sentimenti.
Ci saremmo innamorati di persone e l'orientamento sessuale sarebbe più ampio.
O almeno ne avrebbero giovato le nostre esperienze.
Per inciso: ogni volta che faccio questo discorso mi chiedono se sono gay o bisessuale.
Termini che non esisterebbero se il percorso lessicale intrapreso fosse stato un altro.

Non toglierò la curiosità a chi se lo sta domandando adesso, perché non è importante ed è una domanda intima a cui non c'è risposta certa o definitiva. O quantomeno così la penso io.

La risposta che do, forse presuntuosamente, è: sono una persona che pensa, forse speculando soltanto.

Rimane il fatto che ci comportiamo, giudichiamo, parliamo in base a quel che vediamo, spesso in maniera pregiudizievole, codificando il tutto con il lessico attuale.
Almeno noi modello standard.

Fortunatamente ci sono modelli aggiornati e accessoriati di cervello full hd.
Quelli a cui non interessa l'orientamento sessuale, come appari e che provano sentimenti verso le persone.
Sono pochi.
Non ne ho ancora incontrati.
Ma voglio credere nella loro esistenza.

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